LUNEDI’ 29 APRILE

Rimango muto ogni volta che mi capita di sentire qualche persona, troppo lesta, nel giudicare il grado di fede di qualcun altro.
Brutta faccenda, perché, se la fede è dono personale che Dio offre ad ogni sua creatura; se la fede è l’espressione di un rapporto profondo e interpersonale tra Dio e la sua creatura; se la fede è l’essenza di una intimità,  come può una persona ritenere di conoscere e, addirittura,  di poter giudicare tale dimensione presente in un suo simile?
L’arroganza umana, in molti casi, non ha limiti né pudore; la superficialità,  in molti casi, si muta in malizia e cattiveria; la saccenza, in molti casi, è sinonimo di ristrettezza mentale.
E pensare che Dio, al contrario, ha un tale rispetto di ogni sua creatura che accetta la sua tiepidezza, le sue dimenticanze, la sua pigrizia, perfino il suo passo rallentato e con amore l’accompagna, l’attende, la sostiene, la corregge, perché solo lui conosce nel profondo ciò che transita nel suo cuore.
Di più,  Dio conosce la sua creatura molto più  di quanto lei stessa si conosce e si ama; solo lui è in grado di giudicare.
dSB. 

DOMENICA 28 APRILE

Che cosa viene a mancare in molte persone oggi?
Manca l’entusiasmo,  la gioia sul viso, il piacere della giornata, e, invece,  a prendere
il sopravvento, in modo assai preoccupante, è uno stato di assuefazione al quotidiano che, in molti casi si muta in passiva abitudine, quando non, addirittura, in stanchezza esistenziale e in noia.
Si fanno le cose, si affrontano gli impegni, si vivono le scelte, come se tutto fosse un peso, un fastidio, un obbligo al quale non si può sfuggire.
A volte, assistendo a tale situazione, sentendo alcuni ragionamenti, guardando in volto ad interlocutori spenti, mi chiedo il perché di tanta rassegnazione, resa, apatia.
Eppure si ha tutto e, in molti casi,  anche troppo, eppure le occasioni sono a portata di mano con una abbondanza straordinaria, eppure le esperienze si presentano su vassoi d’argento, eppure anche le possibilità economiche, per una buona parte di persone, non scarseggiano, eppure le comodità a disposizione, allungano i tentacoli in più direzioni.
Ciò nonostante l’entusiasmo, la gioia, per quello che si è e per quello che si ha, risulta ai minimi storici, la voglia nell’affrontare ogni giornata come un dono e una ricchezza, non abita più in molti, la passione nel vivere le scelte fondamentali che danno senso e futuro al vivere, sembrano diventate catene e non ali che spingono verso l’alto.
Che l’opulenza abbia spento la luce, che il solo materialismo abbia ingolfato l’animo, che l’eccesso abbia tolto il gusto del lineare, che un appassire della fede abbia acceso nell’uomo fuochi fatui?
Chissà…
dSB. 

SABATO 27 APRILE

Passeggio lungo una riposante passeggiata  al limitare del lago e colui che mi cammina accanto, all’improvviso si blocca ed, evitando il mio sguardo, confida:
“Ho il cuore pesante”.
Ad onor del vero, non è la prima volta che sento questa sofferta considerazione; scrivo sofferta, perché è una immagine che, inevitabilmente, richiama fatti, momenti, situazioni tutt’altro che sollevanti, dei quali, a volte, la persona si sente prigioniera e incapace di trovare una via d’uscita.
Non si vorrebbe mai che il cuore “pesasse”, eppure capita; è una sfaccettatura della vita che la persona mai vorrebbe vivere e sperimentare e invece, il peso, si fa strada e crea cunicoli contorti e investe tutto l’essere: testa, braccia, gambe, pensiero, gioia di vivere, sguardo sul futuro.
Mentre, risalito in macchina, torno verso casa, mi domando se la pesantezza del cuore è una componente inevitabile del vivere, una condizione che prima o poi, in un modo o nell’altro, debba toccare tutti.
Forse si, forse è una delle tante forche caudine che la vita semina dinanzi ad ognuno.
Ho tuttavia compreso una cosa, lungo gli anni: è gia’ un punto luce, come persona, trovare la forza e il coraggio di condividere con qualcuno questa pesantezza e incrociare qualcuno disponibile ad ascoltare tale pesantezza.
Portare il peso in due, la fatica è minore.
dSB. 

VENERDI’ 26 APRILE

Ho in me la convinzione che, nel profondo mare della vita di ogni persona, nell’io profondo che la rende una creatura unica e per nulla intercambiabile, corra un filo rosso parallelo al pensiero sedimentato lungo gli anni, alle esperienze vissute, ai punti fermi e alle convinzioni intoccabili,  ai dossi che hanno comportato, il più delle volte, fatica e dolore nel loro superamento; in altre parole, sono certo che, nel profondo di ognuno di noi, vi è come una melodia sotterranea che ci accompagna, a volte paziente e a volte intransigente,  nel nostro esistere quotidiano.
A tratti, questa melodia prende voce e la sua tonalità è forte, dura, penetrante; a quel punto nella persona si scatena la lotta; lotta tra il come si è  e il come si dovrebbe essere, tra il come si sta orientando la vita è il come sarebbe opportuno orientarla, tra il non senso  e la necessità di dare un orientamento vero al proprio esistere, tra uno stile di libertà accomodante e l’essere veramente persona libera, tra  bene e male.
Preziosa melodia non disperderti nel frastuono.
dSB. 

GIOVEDI’ 25 APRILE

Potrà suonare come pensiero riduttivo ma, per quanto mi riguarda,  il 25 Aprile, l’ho sempre inteso e vissuto come  giornata
del ” ringraziamento”, un dire il mio sincero grazie a tutte quelle persone che mi hanno permesso di crescere, di formarmi, di scegliere, in un contesto e in un ambiente libero.
Questo, per me, è il valore più significativo di questa giornata e, lo ammetto,  rimango perplesso e, a volte, infastidito,  quando al sopraggiungere di tale data, si rinfocolano polemiche, discussioni, chiacchiere e distinguo, che rischiano di sviare da ciò che veramente è importante.
Oggi, per tutti, e in particolare per le generazioni che si avviano a costruire il futuro,  è fondamentale prendere coscienza dell’importanza di poter vivere la dimensione della libertà,  come dono primario.
Ottimo.
Ma l’italiano di oggi, ha la consapevolezza di quanto sia decisivo l’essere nato in una nazione libera, di quanto sia decisivo potersi formare delle idee e delle opinioni personali  potendole dire in totale tranquillità,  di quanto sia decisivo avere la possibilità di vivere dimensioni ed esperienze di vita in base ai propri desideri e alle proprie aspirazioni?
Purtroppo,  qualche dubbio al proposito, in me, si affaccia.
Osservando e ascoltando, a volte, avverto che il pensiero corrente corre in una direzione pericolosa: tutto ciò che vivo, che faccio, che decido è naturale,  è scontato,  è scritto, non può che essere così e dunque, anche la libertà, il vivere da persona libera, è valore scontato.
È bene rimettere i piedi per terra e ritrovare un po’ di logica, un po’ di pensiero, un po’ di critica personale e un buon grado di gratitudine verso tutti coloro che mi permettono, oggi, di parlare, di cantare, di gioire, di ridere, di sognare, e perché no…anche di dissentire.
dSB. 

MERCOLEDI’ 24 APRILE

” Non è più il tuo tempo “.
Capita che, chi ti vive accanto o ha una discreta familiarità e naturalezza, con la tua vita, decida di far suonare  questo campanello, sgradevole al tuo orecchio, ma utilissimo.
” Guarda che non è più il tuo tempo”.
Intende essere, senza troppi giri di parole, per chi ti parla, l’avviso che  il tuo modo di essere, di vivere, di comportarti, di porre determinate scelte o proseguire in determinate esperienze, è giunto il capolinea e il volere, da parte tua, caparbiamente, proseguire, imperterrito, in quella direzione, è scelta  per nulla utile, anzi, stai rischiando il ridicolo o il patetico o il drammatico.
La persona che si sente rivolgere tale invito, il più delle volte, si chiude a riccio interrompendo ogni rapporto ritenuto inutile o si arrampica sui vetri, accampando, all’indirizzo di se stesso e dell’altro, amene giustificazioni per poter proseguire la direzione o fa’ l’offesa, rifugiandosi in atteggiamenti non proprio educati, ma soprattutto evitando di guardarsi allo specchio con giusta spietatezza.
C’è, per fortuna, chi usa intelligenza e umiltà e ringrazia chi gli ha fatto trillare all’orecchio quel campanello, perché, in molti casi, è bene mai dimenticare che, chi vuol bene e vuole il bene dell’altro vede, spesso, la realtà con maggior lucidità dell’interessato stesso.
dSB. 

MARTEDI’ 23 APRILE

L’uomo di oggi, ma pure l’uomo di ieri, è l’uomo della “terra”: mai dimenticarlo, mai svestirlo di questo suo abito, adattandogli una livrea che non gli appartiene.
Da migliaia di anni, egli sente il fragore del mare che plana sulla risacca o si infrange contro gli scogli, avverte la brezza della sera che gioca tra i rami delle piante, ritte nei giardini o lungo le strade, assapora il calore del sole che fa vivere e il ticchettio della pioggia sopra i tetti.
L’uomo di oggi, ma pure l’uomo di ieri, è una creatura dal cuore tiepido, dal desiderio facile, dalla noia opprimente; egli, spesso, grida, impreca, umilia, chiacchiera a vanvera di speranza, ma si guarda bene di portarla nei suoi ambienti di vita.
Egli è così, è  l’uomo della “terra”.
Eppure,  da secoli, ogni mattina, apre la porta di casa e spera di rivedere, al di là delle nubi, la luce.
dSB. 

LUNEDI’ 22 APRILE

Nel percorso biblico ritorna, con insistenza, l’immagine della “Pietra d’angolo”, immagine che richiama fondatezza, sicurezza, stabilità.
Gesù riassume in sé, perfettamente, tale immagine.
A questo punto nascono due domande dalle quali non è bene sfuggire
Tu, che pietra sei nei tuoi ambienti di vita: nella tua casa, sul tuo posto di studio o di lavoro, nella cerchia dei tuoi amici, sei “pietra d’angolo” o di semplice contorno?
E ancora, nella vita quando si è pietra d’angolo? È un interrogativo, questo, che permette di tracciare un breve identikit della persona.
Si è pietra d’angolo quando si è in grado di trasmettere, alle persone che vivono accanto, un buon grado di maturità che si traduce in quella serie di atteggiamenti e comportamenti che vanno dall’equilibrio comportamentale, all’educazione caratteriale; dalla stabilità emotiva e affettiva, alla responsabilità vissuta con passione.
Si è pietra d’angolo quando si dà di sé stessi una garanzia di affidabilità,  per cui l’altro sa di potersi fidare e affidare, perché la persona è riservata, ha un buon grado di esperienza, non mira a tornaconto particolari.
Si è  pietra d’angolo quando si è persone che sanno dare fiducia, entusiasmo, sanno essere di stimolo positivo e non tagliano i panni addosso alla gente con uno stile da giudice maligno.
dSB. 

DOMENICA 21 APRILE

Per l’intera notte, folate di un vento rabbioso, hanno flagellato il silenzio e interrotto il mistero.
Dalle imposte di casa, si affaccia un’alba tersa, fatta di contorni netti e macchie di colori che raccontano di una primavera capricciosa, eppure ricca di suggestioni.
Alcuni rami dell’albero, addossato all’abitazione, in buona parte ancora spogli, paiono artigli, pronti a rapire i pensieri.
Corre il vento, e con lui la vita torna a premere con i suoi impegni e le sue scadenze, e con lui il giorno riprende i suoi lineamenti, le sue abitudinarie movenze.
Corre il vento, e con lui i ricordi saltellano qua e là su di un tappeto non più spelacchiato; eppure, nulla cancella, tutto lascia intatto e nei turbinii che solleva, nasce irrefrenabile,  la voglia di fermare quel fatto, quel volto, quel sogno; come tra le dita si cattura la foglia che un soffio fa danzare dinanzi al viso.
“Sii felice” pare gridare, il vento “di ciò che la natura ti dona, ringrazia questa natura che sa offrire, con saggezza, tutto quello che occorre, perché il mondo e ogni uomo possa continuare a prolungare il suo soffio di vita”
dSB. 

SABATO 20 APRILE

Primo Mazzolari è uno di quegli autori e, prima ancora, una di quelle persone, che insegnano a tenere i piedi ben piantati per terra e a non considerare la vita come fosse una giostra di illusioni; per questo, forse, in più occasioni, riprendo tra le mani i suoi scritti che diventano, per me, motivo di pensiero e luogo di confronto.
La scorsa settimana, mi sono fermato su di una sua considerazione.
“Prima della giustizia e prima ancora della verità,  gli uomini d’oggi e di sempre, vogliono un po’ di gioia, e, non trovando nessuno che gliela offra bene,  lottano ferocemente  per una gioia che finisce nel tossico”.
Fotografia, messa a fuoco, e scattata, in modo perfetto e puntuale.
La gioia.
È il desiderio primario che ognuno brama avere; ma essere persone che vivono e offrono gioia a chi sta accanto, non è dimensione semplice, tutt’altro; comporta un cambio di mentalità che abbia il coraggio di sperimentare quanto è importante e fondamentalenella vita di ogni giorno: rispondere con gentilezza e delicatezza a chi chiede qualcosa, mantenere una promessa fatta, dimenticare uno sgarbo o un’offesa ricevuta, riparare ad un torto, cancellare un rancore che inquina un rapporto, trovare un tempo, anche una semplice parentesi, da dedicare all’altro, sorridere un poco di più del solito,  incoraggiare una persona che sta vivendo un momento di difficoltà, confortare un anziano, canticchiare, così, senza una particolare ragione, raccogliere un fiore, parlare alle stelle.
Tutto questo, e molto ancora, è portare gioia nel mondo e non prodotti tossici.
dSB.